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Tra passato e futuro: in piena III rivoluzione industriale la docente contesa tra cuore e computer (tradizione e riforma) Teorizzazioni
Strumenti e metodologia
Formazione
Tempi
Contenuti
Difficoltà oggettive in vista della riforma: cosa faccio se il PC....?
Comunicazione (messaggio papa)
Autovalutazione
1.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Le crescenti richieste e sensibilizzazione di una conoscenza del computer e le lingue per un popolo digitale ha fatto sì che il nostro istituto per far fronte a queste esigenze attivasse lo scorso anno scolastico una materia in più: IL Laboratorio Multimediale
Giunto al secondo anno di sperimentazione e inserito nel nuovo scenario
dell'Autonomia Scolastica, il Laboratorio Multimediale, per l'a.s. 2000
/2001 ha incluso nel suo programma l'iniziativa eLearning, proposta
dalla Comunità europea, che ha come obiettivo principale l'uso delle
nuove tecnologie che consentono " di accedere al sapere e la
generalizzazione di una cultura digitale" come è stato affermato dal
Consiglio Europeo di Lisbona, tenutosi nei giorni 23 e 24 marzo 2000. Il Laboratorio Multimediale, con il progetto students@work (studenti al lavoro) si prefigge di seguire le linee guida dell'iniziativa eLearning che riguardano gli "aspetti collegati allo sviluppo e all'utilizzazione delle nuove tecnologie nell'apprendimento" e di stimolare negli studenti una serie di riflessioni relative all' uso attivo, creativo e senza pericoli delle tecnologie della comunicazione e dell'informazione nell'apprendimento.Students@Work (Parte Prima) 1.1 OBIETTIVI EDUCATIVI Imparare ad usare Internet come strumento di comunicazione; Lo sviluppo della capacità di guidare i compagni ad un uso semplice e corretto di Internet; Effettuare una ricerca on-line senza essere intrappolati nell'immensa quantità di informazioni; Individuare i pericoli nascosti della rete;
Migliorare
ed approfondire le conoscenze linguistiche; Sviluppare il pensiero reticolare e realizzare un semplice ipertesto. 1.2 FASI
DI LAVORO E METODOLOGIA USATA La fase di lavoro iniziale è stata l'introduzione degli strumenti tecnologici da usare, la suddivisione degli studenti in piccoli gruppi, la ricerca di informazioni e di approfondimento della propria attività.
Gli studenti che hanno realizzato questa prima parte del progetto students@work (studenti al lavoro) mirano a diffondere le abilità basilari apprese, mettendo a disposizione la loro esperienza per aiutare i i loro compagni a muovere i primi passi. Inoltre, incoraggiano l'apprendimento della lingua inglese, considerata la lingua ufficiale del web. Se da un lato prestigiose scuole con indirizzo tecnico scientifico hanno sviluppato strumenti innovativi, competitivi e rapidi, dall'altro questi studenti si sono limitati a produrre un prodotto semplice da consultare e facile da trasferire a diverse realtà scolastiche.
Tutor: Prof.ssa Fauzia A. Omar teachers@newcambridgefeltre.it
dal sito http://www.newcambridgefeltre.it/introduzione_lab.htm primi passi per muoversi in rete http://www.newcambridgefeltre.it/primi_passi.htm simboli ed emoticons http://www.newcambridgefeltre.it/cyber_consigli.htm tutto in inglese http://www.newcambridgefeltre.it/tutto_in_inglese.htm
Il mondo di gesso, carta e inchiostro contro quello virtuale Pensiero reticolare: pensare ed agire in multitasking, tipico dei ragazzi. Vedere storia dei passaggi dei giochi elettronici: dal tiro a segno a conflitti violenti e col sangue. Siamo in un periodo in cui il fine (per dirla alla Marino Marini) di ogni cosa pare "la meraviglia". I giovani si aspettano insomma sempre di essere stupiti e risulta molto difficile farlo con strumenti che loro considerano obsoleti. Che fare allora? Semplicemente condividere o perlomeno conoscere le loro passioni può essere utile per utilizzare una metodologia più vicina alle loro abitudini per cercare di stabilire un rapporto collaborativo e di condivisioni. Il passo seguente è cercare di entusiasmarli e, se tutto va secondo i piani, ottenuta la loro stima e fiducia, non resta che accompagnarli lentamente e pazientemente nel nostro mondo di gesso, carta e inchiostro. Esempio programma su forze endogene, da cui studio mnemonico della magnitudo ... Occorre poi alternare anche attività ludica
SPAZIO VIRTUALE: Il pensiero lineare e il pensiero reticolare. Lettura e analisi di brani letterari. La struttura reticolare della lingua. Analisi del periodo. La telematica e le reti di computer Cos’è la telematica. Una rete di reti. La storia di Internet. Come funziona Internet Un linguaggio comune: il protocollo TCP/IP. Un protocollo a strati. Le applicazioni e i servizi di rete. I nomi della rete. La tipologia delle connessioni a Internet. Come si naviga in Internet Cosa e come cercare in Internet. I motori di ricerca. La posta elettronica Concetti di base. Indirizzo e casella postale. Messaggi personali. Circolari. Il mondo delle liste. L’ipertesto globale: World Wide Web Due concetti importanti: multimedia e ipertesto. Come funziona World Wide Web. Hyper Text Markup Language. L’ipertesto è tra gli esempi migliori di ambiente di apprendimento costruttivista:
Bibliografia consigliata vedi http://www.edifolini.com/ecm/ipertesto.html ©
Editoriale Fernando Folini - Last update
MODULO 11
TESTI DI RIFERIMENTO
Celi, Romani Calvani “I nuovi media nella scuola” - Carocci
“La qualità non è un attributo del software o di chi lo fruisce, ma un attributo della relazione tra i due” (G. Olimpo)
Quali programmi usare con i ragazzi?
Tipologie di “software didattico”
(definizione ambigua) Uso di Internet e della posta elettronica per comunicare e ricercare informazioni Programmi di scrittura elettronica Programmi di grafica o di disegno Software on line
Opere multimediali da consultare
(enciclopedie, atlanti…) Edutaiment Software didattico prodotto da insegnanti o scuole Ipertesti Software per la valutazione degli alunni (test, quiz) Micromondi (linguaggio Logo) …
Cautele:
Porre attenzione al CONTESTO, agli
OBIETTIVI, al METODO
IPERTESTI
Ipertesto: testo nel quale ci si muove in
modo non sequenziale tramite collegamenti (link)
Caratteristiche di un ipertesto Scrittura non più lineare e sequenziale, ma reticolare e pluricentrica Visione multiprospettica della conoscenza: “criss crossed landscape” (terreno di attraversamenti multipli) Libertà del lettore di costruirsi il suo percorso nel testo, di diventare “scrittore”
Concezione multipla e
distribuita della conoscenza e dell’apprendimento
Modalità di impiego
dell’ipertesto: Essere “lettori” di un ipertesto rischio di dispersività rinuncia alla gradualità e alla sistematicità nella presentazione dei contenuti
Molteplicità di percorsi
possibili necessità di preconoscenza dell’argomento intenzionalità della navigazione Metacognizione
Personalizzazione e
individualizzazione dell’apprendimento
Essere “autori” di un ipertesto. Condizioni: Consapevolezza delle finalità Valutazione di tempi e risorse Evitare l’ipertrofia tecnologica Presenza di abilità progettuali complesse Preconoscenza dell’argomento Vantaggi: Incremento della motivazione Realizzazione di attività cooperative
Sviluppo del
pensiero
reticolare e
critico - riflessivo
PISTE DI LAVORO
Consultazione del modulo 11
sulla piattaforma puntoedu e degli approfondimenti. Tra questi, segnalo in modo particolare: - Unità 4 (Videoscrittura e giornalino scolastico) - Unità 5 (Scrivere e videoscrivere, uso della videoscrittura con i più piccoli)
-
Unità 7 (Valutazione software didattico
Riflessione sugli ipertesti: - consultazione di ipertesti realizzati nel nostro circolo - esplorazione e uso dei programmi Amico 4 e/o Amico web
-
progettazione di un percorso per la realizzazione di un ipertesto
con i ragazzi
Software didattico:esplorazione, rilevazione di limiti e potenzialità - off line: nella cartella “giochi”, dentro a “documenti”, in ogni pc - on line: www.pianetino.it www.iprase.tn.it www.ildivertipc.rai.it/ www.scuolerignanoincisa.it nello spazio ragazzi, la sezione “giocare e scoprire”
-
realizzati da insegnanti: ipertesto “Il feudalesimo”; gioco
“Moltiplicazioni”
Programmi di disegno: esplorazione dei programmi Paint o “Disegna” e progettazione di percorsi Analizzare il percorso “Uso del computer in prima elementare”, evidenziandone punti di forza, limiti, condizioni di trasferibilità…
Proseguire nello sviluppo delle
piste di lavoro relative ai moduli precedenti
UN LIBRO DA LEGGERE Fresco di libreria un libro che dovremmo leggere: Raffaele Simone, La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo (Laterza, pagg. 152, lire 22.000). Ve lo proponiamo attraverso questo articolo di Umberto Galimberti comparso nella sezione Cultura di la Repubblica del 21 Febbraio. Sui temi affrontati segue un contributo di Alessandro Rabbone comparso sulla lista didaweb.
Le rivoluzioni dell’homo videns
Con l’avvento di tv e computer è
finita la lunga epoca del "sapiens" che si formava soprattutto
leggendo.
Sostiene Raffaele Simone, in un libro
appena uscito, che dopo la scrittura e la stampa siamo ora giunti ad
una terza fase nella quale accade che molte cose si imparino non
dai libri, ma per averle viste o sentite.
La scuola è un problema anche perché
negli ultimi 30 anni ha trascurato questo mutamento radicale
seguitando a privilegiare metodi di apprendimento tradizionali,
quasi al riparo del nuovo. Cambiare non sarà facile
di Umberto Galimberti
Prima la televisione e poi il
computer, questi “elettrodomestici gentili” come vuole la loro
iniziale reputazione, oggi hanno gettato la maschera rivelandosi per
quel che sono: i più
formidabili condizionatori di pensiero, non nel senso che ci
dicono cosa dobbiamo pensare, ma nel senso che modificano in modo
radicale il nostro modo di pensare, trasformandolo da analitico,
strutturato, sequenziale e referenziale, in generico, vago, globale,
olistico. Questa trasformazione non è necessariamente un guaio. Il
pensiero analitico ha duemilacinquecento anni di storia che coincide
con la storia dell’Occidente. Prima non si pensava in modo analitico
e sequenziale, ma olistico e globale, e oggi, grazie alla
televisione e al computer, si torna a pensare in quel modo.
Le conseguenze sono già visibili nella
nostra scuola, che nessuna riforma può migliorare se prima non ci si
rende conto di questa trasformazione che pone in conflitto la
cultura della scuola con la cultura dei giovani. La scuola educa
all’analiticità, al controllo linguistico, all’esplicitazione
verbale, alla consequenzialità proposizionale, allo spirito critico,
alla necessità di tradurre in parole il proprio mondo interiore e la
propria esperienza. Rispetto a questo modello, la cultura giovanile
è quanto di più dissonante vi possa essere, perché all’esplicitazione
verbale preferisce l’allusione, così come predilige l’esperienza
vissuta all’analisi dell’esperienza e alla sua nominazione.
Per i giovani le esperienze è meglio
averle, viverle, rievocarle che raccontarle analiticamente e
tradurle in strutture discorsive, per cui andare a scuola finisce
con l’essere una finzione, quando non una penitenza, finita la
quale, si può tornare alla realtà vera e autentica che non si
articola in proposizioni verbali, ma in emozioni totali, come la
musica, ad esempio, che non è una materia scolastica, ma qualcosa di
infinitamente più profondo e coinvolgente, che accomuna una cultura
all’altra, mettendo in secondo piano la differenza linguistica e la
sua articolazione proposizionale.
Leggo queste cose in un bellissimo
libro di Raffaele Simone, La terza fase. Forme di sapere che
stiamo perdendo (Laterza, pagg. 152, lire 22.000). La prima
fase coincise con l’invenzione della scrittura che permise di dare
stabilità alle conoscenze che sono un patrimonio fragile, delicato,
sempre esposto al rischio di andare perduto. La seconda fase si aprì
venti secoli dopo con l’invenzione della stampa che fece del
libro, fino allora costosissimo e non riproducibile, un bene a basso
costo e alla portata di tutti, che consentì a milioni di persone di
attingere a cose pensate da altri a immense distanze di tempo e di
spazio.
Negli ultimi trent’anni siamo
traghettati nella terza fase, dove le cose che sappiamo, dalle più
elementari alle più complesse, non le dobbiamo necessariamente al
fatto di averle lette da qualche parte, come accadeva fino a
trent’anni fa, ma semplicemente al fatto di averle viste
in televisione, al cinema, sullo schermo di un computer, oppure
sentite dalla viva voce di qualcuno, dalla radio, o da un
amplificatore inserito nelle nostre orecchie e collegato a un
walkman. A questo punto sorgono spontanee le domande che Raffaele
Simone opportunamente si pone: come la trasformazione della
strumentazione tecnica modifica il nostro modo di pensare? E ancora:
quali forme di sapere stiamo perdendo per effetto di questo
cambiamento?
Con l’avvento della scrittura il
vedere acquistò un primato rispetto all’udire, ma
non lasciò senza cambiamenti la stessa vista che, da visione delle
immagini del mondo, dovette imparare a tradurre in significati
una sequenza lineare di simboli visivi. Se leggo la
parola “cane”, la forma grafica della parola e quella fonica non
hanno niente a che fare con il cane, e allora la visione dei codici
alfabetici comporta un esercizio della mente che la visione per
immagini non richiede. Ciò ha comportato un passaggio da un tipo di
intelligenza che Raffaele Simone chiama simultanea a
quell’altro tipo di intelligenza considerata più evoluta che è
quella sequenziale.
L’intelligenza simultanea
è caratterizzata dalla capacità di trattare nello stesso tempo più
informazioni, senza però essere in grado di stabilire una
successione, una gerarchia e quindi un ordine. E’ l’intelligenza che
usiamo ad esempio quando guardiamo un quadro, dove e’ impossibile
dire che cosa in un quadro vada guardato prima e cosa dopo.
L’intelligenza sequenziale, invece, quella che usiamo
per leggere, necessita di una successione rigorosa e rigida che
articola e analizza i codici grafici disposti in linea.
Sull’intelligenza sequenziale poggia
quasi tutto il patrimonio di conoscenze dell’uomo occidentale. Ma
questo tipo di intelligenza, che fino a qualche anno fa sembrava un
progresso acquisito e definitivo, oggi sembra entrare in crisi ad
opera di un ritorno dell’intelligenza simultanea, più consona
all’immagine che all’alfabeto. Non a caso si assiste in tutto il
mondo ad un arresto dell’alfabetizzazione che da diversi anni non si
schioda dal quel 47 per cento di analfabeti, per cui sembra si
rovesci quel processo, che sembrava irreversibile, che aveva portato
l’uomo dall’intelligenza simultanea a quella sequenziale. Radio,
telefono e televisione hanno riportato al primato l’udito
rispetto alla vista, e ricondotto la vista dalla
decodificazione dei segni grafici alla semplice percezione delle
immagini che sugli schermi si susseguono, con conseguente
modificazione dell’intelligenza la quale, da una forma evoluta,
regredisce a una forma più elementare.
Naturalmente guardare è
piu’ facile che leggere e quindi, cari amici del
libro, apprestiamoci ad essere sempre più rari e, in questo mondo
mediatico, anche un po’ strani. L’homo sapiens, capace
di decodificare segni ed elaborare concetti astratti è, come dice
Raffaele Simone, sul punto di essere soppiantato dall’homo
videns che non e’ portatore di un pensiero, ma fruitore di
immagini, con conseguente “impoverimento del capire” dovuto, secondo
Giovanni Sartori (Homo videns. Televisione e post-pensiero,
Laterza, 1998) all’incremento del consumo di televisione. E
come è noto, una moltitudine che “non capisce” è il bene più
prezioso di cui può disporre chi ha interesse a manipolare le
folle. “Non ho letto il libro, ma ho visto il film”, così si
giustifica la gente che non legge. Ma quali segni di mutamento
profondo nell’uso della nostra mente nasconde questa semplice
frasetta? Raffaele Simone ne elenca alcuni: innanzitutto il ritmo
mentale che nella lettura è autotrainato, nella visione è
eterotrainato dall’emittente, per cui chi guarda è costretto a
seguire il ritmo imposto dallo spettacolo. Ciò comporta una
riduzione della correggibilità per cui chi guarda, a
differenza di chi legge, non può fermarsi per verificare se ha ben
capito quel che ha visto. La possibilità di fermarsi consente in
ogni fase della lettura di richiamare la nostra enciclopedia
di conoscenze precedenti, mentre la cosa non è consentita a chi
vede, perché la successione delle immagini, non lasciandogli il
tempo, non glielo permette. La concentrazione, il silenzio, la
solitudine sono essenziali a chi legge, mentre si può guardare
collettivamente, convivialmente e addirittura facendo altre cose.
Condizioni, queste, che non favoriscono per nulla la riflessione e
l’approfondimento.
In compenso la visione esercita la
multisensorialità, per cui
se si perde quel che trasmette il canale uditivo è possibile seguire
quello visivo e viceversa, alla fine qualcosa rimarrà, e l’utente si
sente da questo rassicurato. Inoltre, a differenza della lettura, il
carattere iconico della visione, consente di afferrare
a prima vista il proprio oggetto e quindi di coinvolgere
immediatamente l’emozione, che però cattura l’anima senza il tempo
di un’elaborazione. La “fatica di leggere” non può competere con la
“facilita’ di guardare”, e allora, rispetto al libro, la televisione
sarà il medium più amichevole perché è quello che “dà
meno da fare”.
Oggi la scuola va male perché da
trent’anni a questa parte ha a che fare sempre meno con l’homo
sapiens e sempre più con l’homo videns, la cui mente
finisce con l’essere diversamente conformata. Ancora buona per
conoscenze iniziali complesse come la matematica, che si
continua a imparare meglio a scuola che fuori, la scuola va perdendo
terreno ogni giorno di più perché, invece di interagire con
l’espansione esponenziale delle informazioni, superficiali finché si
vuole, ma comunque elementi di conoscenza messi a disposizione dai
media, sembra un rifugio in cui ci si rinchiude per essere protetti
dal fluire della conoscenza e dal suo accrescersi.
La scuola infatti è
cognitivamente lenta finché si limita a trasmettere un
pacchetto delimitato e statico di conoscenze selezionate, e
metodologicamente lenta nella sua difficoltà ad accedere a
quei luoghi di conoscenza che non sono solo le enciclopedie e i
vocabolari, ma le banche dati e i repertori. Per cui oggi la scuola
non è più il luogo della movimentazione della conoscenza, ma quello
in cui alcune conoscenze, dopo essere state trasmesse e
classificate, si sedentarizzano, stagionano, e si staticizzano.
Che fare? Non lo so. Ma è già un passo
avanti prender conoscenza di almeno due cose: innanzitutto che
l’intelligenza sequenziale, che finora ha caratterizzato l’Occidente
nella costruzione delle sue conoscenze, cede ogni giorno di più il
passo all’intelligenza simultanea, e in secondo luogo che la scuola
ha ormai a che fare con un universo giovanile che fatica enormemente
di più che in passato a seguire il carattere sequenziale
dell’intelligenza a cui la scuola affida quasi esclusivamente la
trasmissione del suo sapere.
Per i passaggi epocali non ci sono
ricette pronte, ma sfide di pensiero e di paziente sperimentazione.
Mettiamoci al lavoro.
UN CONTRIBUTO AL DIBATTITO
Sul tema
"Le rivoluzioni dell'homo videns"
di Alessandro Rabbone
Scrive Galimberti:
"Con l’avvento di tv e computer è
finita la lunga epoca del “sapiens” che si formava soprattutto
leggendo.
………………………………………….
i più formidabili condizionatori di
pensiero, non nel senso che ci dicono cosa dobbiamo pensare, ma nel
senso che modificano in modo radicale il nostro modo di pensare,
trasformandolo da analitico, strutturato, sequenziale e
referenziale, in generico, vago, globale, olistico. Questa
trasformazione non è necessariamente un guaio. Il pensiero
analitico ha duemilacinquecento anni di storia che coincide con la
storia dell’Occidente. Prima non si pensava in modo analitico e
sequenziale, ma olistico e globale, e oggi, grazie alla televisione
e al computer, si torna a pensare in quel modo."
Non certo per contraddire le tesi di
Galimberti - Simone, ma per allargare un po’ lo spettro del
discorso, vorrei ricordare altre interpretazioni in qualche modo
simili a questa, che prendono in considerazione i mutamenti di
pensiero legati all’invenzione della scrittura, alla diffusione
della stampa e all’avvento della tecnologia degli ultimi decenni. Mi
riferisco a W. Ong (Oralità e scrittura, il Mulino), che già più di
dieci anni fa sottolineava l’importanza dell’interiorizzazione
psicologica di modelli culturali-comunicativi riferiti ai tre
momenti storici.
A differenza di Galimberti, Ong fissa
la sua attenzione non tanto sul coinvolgimento percettivo dei sensi,
quanto sulle modalità di comunicazione. L’uomo occidentale passa
così da una fase di cultura orale ad una alfabetica che trova la sua
massima espansione dopo l’invenzione del libro a stampa. L’avvento
dei media secondo Ong segna sì un ritorno ad un universo orale, ma
ad un’oralità “secondaria” (cioè mediata dall’esperienza
alfabetica). A differenza di quanto sembra sostenere Galimberti non
si tratta dunque di un ritorno al passato tout court, ma
dell’ingresso in un mondo comunicativo inedito...
Molto chiaro, in questo senso, è
l’esempio dell’uso del registratore vocale. Si tratta senz’altro di
uno strumento che ha a che fare con l’oralità e non con la
scrittura; eppure nell’usarlo noi mettiamo in funzione procedure e
“concetti” che abbiamo interiorizzato grazie alla pratica della
lettura e scrittura. Con il registratore possiamo fissare nel tempo
e rendere disponibile infinite volte una registrazione, esattamente
come avviene con un testo scritto e come non sarebbe invece
possibile in una cultura di oralità “primaria”. Allo stesso modo le
icone del desktop del mio computer (o un semplice videogioco per
bambini), pur non avendo a che fare con i codici alfabetici
strettamente intesi, sono altrettanto lontane dalle rappresentazioni
isomorfe delle culture pre-alfabetiche e risulterebbero
incomprensibili ad un analfabeta tanto quanto le lettere
dell’alfabeto. La distinzione tra pensiero sequenziale (dell’homo sapiens) e pensiero simultaneo (dell’homo videns) è senz’altro verosimile, ma parrebbe corretto identificare quest’ultimo con il “pensiero reticolare”, che indubbiamente presenta aspetti di simultaneità?
CHI LEGGERA’ IL MIO LAVORO DOVRA’ PENSARE APPENA TERMINATO DI DOVER CAMBIARE IL SUO MODO D’INSEGNARE
Si tenga comunque conto che il futuro è il computer: - Vedi iniziative ministero FORTIC, Portfolio digitale, siti scuole, … - Vedi già uso calcolatrice - Tra poco si andrà a scuola col portatile
Cogliere il meglio, in funzione del computer dalle varie scuole di pensiero: Metodo preventivo (per educazione e obiettivi educativi), Metodo Feuerstein (per non porre limiti alle potenzialità umane: si veda esperimento con dati d’ingresso falsificati per insegnanti), metodo …. (per insegnare in modo fantasioso creativo e accattivante)
La mia teoria si chiama "Modificabilità Cognitiva" . La sostanziale plasticità dell’intelligenza si conserva ben oltre l’infanzia, e non esiste quoziente d’intelligenza basso che ci possa scoraggiare. Abbiamo aiutato a diventare normali bambini con quozienti 70, 60, 50. Il quoziente d’intelligenza ci racconta solo quello che il ragazzo ha appreso, non ci dice nulla su quello che potrebbe essere messo in grado di imparare con la giusta mediazione degli insegnanti. Perché è questa mediazione che è indispensabile nel mio metodo. Il cambiamento che il loro lavoro può indurre nei disabili non si limita a comportamenti, alla superficie, ma interessa direttamente la struttura dei processi mentali, e quindi resta stabile nel tempo. Il metodo richiede tutta la dedizione, tutta la capacità selettiva dell’educatore, tutta la sua pazienza nel selezionare le nozioni e i principi utili al bambino e nel regolare i tempi dell’apprendimento, che per esempio nei bambini Down sono più lenti. Comparazione, classificazione, percezione analitica, relazioni spazio temporali sono per noi materie di apprendimento. Ci aiuta un’autentica industria di giocattoli speciali che produciamo per aiutarci con l’aiuto di disegnatori, artigiani, educatori. Sono giocattoli complessi, pensati in modo specifico per superare certe disabilità: ho visto spesso i nostri ragazzi diventare più veloci e abili dei ragazzi normali nel rimettere insieme i pezzi di un qualche speciale puzzle. L'insegnante accompagna il ragazzo non solo nel regno della conoscenza, ma in quello dello sviluppo del suo stesso cervello, che si modifica nel tempo.
Premessa: - nessun ragazzo ha limiti (Metodo Feuerstein) - la fantasia e la simpatia degli insegnanti cattura gli alunni che imparano in modo convinto e con tutta la curiosità, tipica della loro età e con la possibilità di ricordare per sempre … Se mi fai vedere, ricordo. Se mi coinvolgi, capisco. (Proverbio cinese) - Importanza dell’amorevolezza di don Bosco
Computer per: - Sviluppare logica ( grazie a ….), fantasia, creatività, attenzione, concentrazione, conoscenze (grazie anche al multimediale e ai filmati o alle simulazioni - avvicinarci noi ai ragazzi e non pretendere il contrARIO - vedendo dati sul ricordo (% maggiore per clip rispetto all’ascoltato) - insegnare utilizzando metodologie non noiose - indorando la pillola (v. citazione latina) si può propinare qualsiasi contenuto, anche complesso con grafica , movimento e esercizi adeguati - possibilità di lavori di coppia o di piccoli gruppi senza troppa dispersione come accade per la costruzione di cartelloni - possibilità di migliorare l’attenzione e la concentrazione e la logica anche con giochi tipo Play Station - Perché ti obbliga alla precisione, all’attenzione: o fai esattamente tutta la procedura come va fatta o non ce la fai a raggiungere il tuo scopo - Perché in una fase di passaggio in cui la tecnologia porta a sintetizzare tutto con SMS e e-mail, importante per la sintesi sì, ma manca uno spazio per la ricerca della “prolissità” e grazie ad un sapiente uso dei programmi come word (V. IMPORTANZA DELLA SCELTA UMANA) si può imparare l’uso dei sinonimi e la piacevolezza della “fluidità”.
Metodologie lezioni al computer - lezione frontale con monitor o videoproiettore - lavoro individuale (anche verifiche di gramm.) - lavoro di gruppo (e in rete)
Per ogni metodologia dire perché il computer è meglio del metodo tradizionale Possibilità diverse offerte dall’uso di periferiche come microfono e cuffie (per es. pronuncia e verifiche, di scanner (uso OCR per rielaborare testi), uso stampante (si ha subito il prodotto), tavoletta grafica, Internet - videoconferenze - comunicazione anche visiva a distanza - corrispondenza epistolare - navigazione in rete mirata e produttiva - conoscenza dell’assoluta libertà d’informazione offerta dalla rete, relativo sviluppo critico (per classi II e III principalmente) e comprensione delle molte sfaccettature dell’informazione. - Rischi della rete (se lo conosci, lo eviti)
CATTURATI I RAGAZZI, ameranno te e le tue materie e si fideranno se tu dirai che anche i loro libri possono dire molto e che così impareranno e la fantasia delle immagini ora la dovranno mettere loro. Concorsi per coinvolgerli: Coop e acqua e vita, articolo... e progetti particolari Orientamento: entusiasmo, metodo di studio, mappe mentali Valutazione: come valutare gli alunni, come autovalutarci, valutazione d'istituto
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